SAPER GESTIRE UN SALONE D’ACCONCIATURA… VUOL DIRE CREARE UN AMBIENTE CHE NON RICORDI PER NIENTE UN NEGOZIO DI PARRUCCHIERE

Tommaso Incamicia ama smontare tutti i concetti tradizionali. Alle domande offre sempre la risposta meno ovvia: le ribalta e ci costruisce sopra inedite prospettive. Il suo salone, My Place Hair Studio, nel cuore di Milano, è sempre in divenire. Per lui la cosa più difficile del suo mestiere è mettere tutto insieme: idee, dettagli, ispirazioni. Agli altri acconciatori lancia un appello: “scambiamoci le informazioni, cominciamo a fare team!”

Qual è l’aspetto più complicato nella gestione di un salone?

Tenere sempre alto il livello dell’experience dei nostri clienti, riuscire a mettere insieme i dettagli dell’ambiente in modo che il salone non assomigli a un negozio di parrucchiere. Tutto conta: come servire un caffè, trasformare lo shampoo in un massaggio, passare un disinfettante sulle mani tra un cliente e l’altro, dedicare almeno dieci minuti di consulenza a ciascun cliente. Devo continuare? Parliamo della tisana calda d’inverno e fredda d’estate? Oppure del classico panno caldo per le mani del cliente appena entrato in salone? Ecco cosa è difficile tenere in piedi: tutto questo. Non certo la gestione del personale: basta lasciare ciascuno libero di usare la propria testa.

Pensi che la clientela abbia cambiato le sue abitudini in questi ultimi anni?

No, non tanto. La mia è una nicchia alta. Se c’è stato un cambiamento, è il fatto che i clienti usano molto di più i social. Non si presentano più con il santino dell’attrice preso dal giornale, ma con una delle nostre foto scattate in salone. Sono più preparati.

Come ti tieni aggiornato? Trovi utili i social nel tuo mestiere?

Molto. Lavoro con gli Usa: lì sono avanti anni luce e tutti hanno inserito nel budget la voce “social media”. Se fai un buon lavoro sui social, la gente arriva in salone. Sarebbe utile scambiare informazioni anche con i colleghi, fare team tra i saloni… ma in Italia non sappiamo ancora fare queste cose.

Se avessi un budget inatteso tra le mani, cosa cambieresti nel tuo salone?

Dedicherei uno spazio in salone per il relax del mio staff con una palestra dove possano seguire corsi yoga, leggere un libro, dedicarsi un massaggio fatto da mani esperte.

QUAL È IL LUOGO IDEALE PER APRIRE UN SALONE D’ACCONCIATURA?

Pro e contro del centro storico e dei… centri commerciali

C’è chi dice che sia il centro storico il luogo ideale, c’è chi preferisce i grandi centri commerciali. Sono questi i posti più ambiti per aprire un salone d’acconciatura che voglia farsi notare e conquistare tanta, tantissima clientela. La domanda è: quale posto scegliere? Qual è il luogo ideale? Proviamo a fare la somma dei pro e contro di tre tipi di zone cittadine.

IL CENTRO STORICO

In genere, il centro storico, soprattutto nei piccoli abitati, costituisce un’isola pedonale di grande passaggio. È qui che si trovano i negozi più eleganti. Non ci si arriva con la macchina, ma la gente ama passeggiare per le vie e soffermarsi davanti alle vetrine, anche la vostra.

I “pro” di un salone in un centro storico

  • Clientela, spesso internazionale, abituata a spendere in negozi di lusso.
  • Passaggio di pubblico e visibilità dell’insegna.
  • Vicinanza di altre attività e uffici, con i loro potenziali clienti.

I “contro” di un salone nel centro storico

  • Difficoltà di accesso con la macchina.
  • Alti costi di affitto o acquisto immobile.
  • Concorrenza elevata.
  • In genere, lo spazio a disposizione è scarso: è difficile suddividere il salone in aree destinate ai diversi servizi e garantire al cliente la giusta privacy.

LA ZONA PERIFERICA

C’è periferia e periferia. Quello che conta per chi cerca il luogo ideale dove aprire il proprio salone non è l’eleganza del quartiere, ma “cosa c’è” nel quartiere. Il quartiere che fa per voi ha tanti uffici ed esercizi commerciali: la vostra sarà una zona popolata soprattutto durante la settimana, nei giorni lavorativi. I potenziali clienti, oltre a quelli che vivono vicino al futuro salone, sono soprattutto le persone che lavorano nella zona. Pro e contro sono speculari a quelli di un salone del centro storico…

I “pro” di un salone in una zona periferica

  • Possibilità di organizzare il salone su spazi ampi per creare una vera e propria Spa del benessere.
  • Accessibilità dei costi di affitto o acquisto dell’immobile.
  • Facilità di accesso alla zona con la macchina.

I “contro” di un salone in una zona periferica

  • Per catturare la clientela, occorre spendere in pubblicità: perfetta la comunicazione sul territorio con cartelloni e volantini.
  • Occorre investire molto nella vetrina del salone, utilizzando immagini moda sempre aggiornate per distinguersi e attirare nuovi clienti.

IL CENTRO COMMERCIALE

Inutile raccontarci bugie: per accedere ai grandi centri commerciali occorre essere affiliati a un grande gruppo o aver scelto il franchising. Una scelta che in Italia stenta a decollare. Ma… i guadagni all’interno di questi centri sono assicurati. I “pro”? Facile: sommate tutti quelli del centro storico a quelli dell’area periferica! Un unico “contro”: l’identità del vostro salone sarà forte, ben riconoscibile, ma standard.

GESTIRE UN SALONE D’ACCONCIATURA È IMPEGNATIVO? NON COMPLICARTI LA VITA, SCEGLI EXAGON!

Quali servizi ti fanno guadagnare di più in salone?

Come fai a sapere quanto fattura (e quanto ti costa) ogni tuo collaboratore?

Bastano pochi “click” per tenere tutto sotto controllo, anche da casa.

Marco D’Antoni, direttore artistico dei saloni Vertigine a Roma, ci spiega perché ha scelto il programma gestionale Exagon.

“Oggi bisogna avere protocolli, procedure lavorative per affrontare la vita professionale in salone. Il tempo dell’improvvisazione è finito” – racconta Marco.

“Ogni ruolo deve essere ben strutturato in base alle competenze di ciascuno, dal lavatesta al tavolo tecnico. L’obiettivo principale è quello di snellire e accelerare il lavoro”.

Marco, tu come hai fatto?

“Adottando una mentalità manageriale. In ogni azienda che si rispetti bisogna monitorare il ‘break even’, due parole inglesi che esprimono un concetto semplice e immediato: il ‘break even’ indica quanti prodotti e servizi devi vendere per coprire i tuoi costi.  Devi monitorare tutto per non avere sorprese a fine mese. Io ho scelto il programma gestionale Exagon: in pochi click posso controllare quanto rende ogni singolo collaboratore nei nostri saloni”.

Cosa ne pensano i tuoi collaboratori?

“Apprezzano la trasparenza: in salone ogni costo viene reso noto a tutti i collaboratori con riunioni periodiche. Teniamo incontri giornalieri, settimanali e mensili nelle quali ogni ragazzo e ragazza apprende qual è l’obiettivo da raggiungere… e ciascuno sa quante provvigioni prenderà a seconda di quello che ha saputo fare”.

Quando utilizzi il programma gestionale?

“Sempre, per tutto. Da casa posso monitorare ogni giorno il rendimento dei collaboratori e il budget di tutti i miei saloni. Il programma Exagon è semplice e intuitivo: ti viene voglia di usarlo perché ti semplifica la vita. È indispensabile per il discorso ‘cassa’: vedi subito dove va il fatturato e, soprattutto, dove viene costruito”.

QUANDO LE “FAKE NEWS” COLPISCONO TE

In un mondo dove c’è ancora chi crede che la terra sia piatta, non è difficile immaginare che la disinformazione e le notizie false si diffondano più velocemente di quelle vere. Solo che a volte non colpiscono gli altri, ma proprio te, la tua azienda o il settore in cui lavori.

Secondo uno studio di  Reuters Institute e Oxford University i più popolari siti di fake news hanno un pubblico che va dal 3,1% all’1%. Percentuali contenute, se si pensa che repubblica.it e corriere.it raggiungono con le loro notizie più della metà degli internauti italiani, ma in grado di fare danni incalcolabili.

Che fare quando accade?

Ecco i consigli di Marino Pessina, Ceo della Eo Ipso Comunicazione.

  • Il passo più ovvio è procedere con una denuncia per diffamazione. Il problema è che, in questo caso, con i tempi lunghi della giustizia, la notizia falsa resta online tanto tempo senza essere sconfessata.
  • Chiedere che le notizie vengano rimosse segnalandole sui social come false e facendo fare la stessa segnalazione dai propri collaboratori.
  • Preparare e diffondere il più velocemente possibile un comunicato stampa per denunciare l’attacco, spiegare quale sia realmente la situazione e illustrare le azioni che sono state intraprese, o che si intende mettere in atto, per fermare l’attacco.
  • Per essere efficaci serve un monitoraggio costante di ciò che viene pubblicato sui social, sul web e sui media in generale, in modo da poter agire istantaneamente.
  • Quando si è al centro delle “fake news” ci si trova in uno scenario da vera e propria comunicazione di crisi: quindi, se la situazione è particolarmente grave, pensate anche a una conferenza stampa. Il vostro ufficio stampa, soprattutto se costituito da giornalisti, è una fonte autorevole per i media.
  • Se non siete stati attaccati direttamente, ma stanno diffondendo notizie false sul vostro settore merceologico che possono creare problemi al vostro business, raccontate come stanno veramente le cose: una nota o un comunicato stampa da mandare a redazioni, agenzie di stampa, radio, tv e testate on line, e una serie di post per parlare sui social network. Qualsiasi canale è utile per diffondere la vostra voce. Mandate la vostra comunicazione a tutti.
  • Non state zitti!

LO SAI CHE LA LEGGE SULLA PRIVACY VA RISPETTATA ANCHE IN SALONE?

Le sanzioni possono arrivare fino a 20 milioni di euro.

La legge sulla privacy tutela tutti i consumatori, anche i clienti di saloni d’acconciatura e istituti estetici. Parrucchieri ed estetiste sono tenuti a rispettarla. Ma cosa dicono esattamente le normative? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Marisa Marraffino, patrocinante in Cassazione ed esperta in materia di privacy.

 Qual è la cosa più importante che devono sapere parrucchieri ed estetiste quando chiedono dati personali ai loro clienti?

Il mio consiglio è quello di far compilare una scheda ad ogni cliente che servirà per informarlo su chi tratta i suoi dati, le finalità e le relative modalità. In questo modo il parrucchiere o l’estetista acquisirà anche il consenso al trattamento dei dati personali dei clienti (nome, cognome, indirizzo mail, numero di telefono). Se si vogliono inviare periodicamente newsletter, anche su offerte e sconti, si chiederà un consenso specifico al cliente.  Questo sarà sinonimo di professionalità ed eviterà pesanti sanzioni in caso di controlli.  

Quali sono i dati protetti dalla nuova legge sulla privacy?

Tutti i dati personali, quindi quelli che identificano il cliente. Nome, cognome, indirizzo e-mail, numero di telefono, eventuali fotografie che lo ritraggano. Se poi si chiedono dati particolari attinenti alla salute, si dovrà fare particolare attenzione al loro trattamento, in modo da evitare che altre persone non autorizzate ne vengano a conoscenza.

Se si violano le normative, quali sono le conseguenze? Pecuniarie o penali?

Ci sono soprattutto sanzioni economiche che possono arrivare, nei casi più gravi, fino al 4% del fatturato annuo o a 20 milioni di euro. La sanzione, però, sarà valutata caso per caso, anche in relazione alle dimensioni dell’azienda e alla violazione realmente effettuata.

Come ci si può tutelare per non commettere errori?

Occorre un po’ di attenzione in più rispetto al passato. Bisogna fare ordine, soprattutto nella prima fase di adeguamento, poi gli adempimenti dovrebbero diventare quasi automatici.  Bisogna imparare ad acquisire correttamente i consensi dei clienti, a tenere nel proprio negozio un dossier privacy che ad esempio preveda che tutti i collaboratori o dipendenti che vengono a contatto con i dati dei clienti siano nominati soggetti autorizzati. Questo per evitare che i dati personali escano dal proprio negozio con possibili violazioni ai danni dei clienti. Prima di raccogliere i dati bisognerà fare un’analisi precisa di cosa si vuole trattare e con quali finalità. Dopodiché si preparano le schede e le nomine che dovranno restare nel negozio per essere mostrate agli ispettori del Garante per la protezione dei dati personali in caso di controllo. L’informativa privacy completa dovrà essere consegnata anche al cliente che avrà diritto in ogni momento a cancellarsi, ad esempio, dal servizio di newsletter. Tutti diritti che dovranno essere indicati al momento dell’acquisizione del consenso.  Col tempo diventerà semplice entrare nell’ottica della nuova legge e dei suoi adempimenti che variano caso per caso, ma che hanno l’obiettivo di tutelare il cliente e di informarlo sul processo di trattamento dei propri dati personali. 

JEAN LOUIS DAVID, UNA STORIA DI AMICIZIA E DI SUCCESSO

JEAN LOUIS DAVID, UNA STORIA DI AMICIZIA E DI SUCCESSO

Roberto Corani: la coiffure democratica, la nostra rivoluzione

Se ne è andato a 85 anni. Aveva lasciato il suo lavoro da tempo e viveva tra la Svizzera e le Isole Cayman. Jean Louis David era uno dei simboli dell’hairstyle internazionale: dalle sue mani di artista erano passate le grandi celebrità del nostro tempo.Immagini mozzafiato immortalate da grandi fotografi internazionali come Helmut Newton. Tutti lo conoscono per i saloni che portano il suo nome. In pochi sanno, però, che a convincerlo a votarsi al business fu un imprenditore italiano, Roberto Corani. Ci vollero anni ma alla fine Corani ebbe la meglio e il progetto prese forma. Poi negli anni 80 nacque la coiffure democratica… un’avventura straordinaria.

Lei ha avuto la fortuna di conosce Jean Louis David meglio di tanti altri. Qual è la sua qualità che merita di essere ricordata più di tutte?

Era totalmente proiettato nel futuro. Per lui “oggi” era già un giorno del passato. A portarlo un passo avanti rispetto a tutti gli altri stilisti fu un’idea geniale: la concettualizzazione della pettinatura, la consapevolezza che alla base di un’acconciatura c’era un metodo riproducibile che lui chiamava “Engineering”.

L’uomo Jean Louis aveva una determinazione e un carisma straordinari: seguiva ogni dettaglio e sceglieva personalmente le sue muse. Creativo e appassionato, per valorizzare il suo lavoro autoproduceva le videocassette ed era il fotografo delle sue stesse creazioni. Sul palco affascinava il pubblico con la sua classe, era considerato “One man show” dagli addetti ai lavori. Uno stile unico, intramontabile e irriverente, proprio come lui.

L’”engineering” è stata la prima grande intuizione e poi?

Il suo esordio pubblico fu con Kim Novak star di Hollywood che recitò con l’iconico taglio “4.7.7.”nel film di Alfred Hitchcock “Vertigo”.Già allora David era avanti di 20 o 30 anni rispetto a tutti gli altri. Era capace di scoprire prima degli altri un viso: pensate che anche Monica Bellucci fu scoperta per la prima volta da lui. Iniziò come sua modella. Riusciva a vedere una donna in modo diverso da come si presentava. Quando lo incontrai per la prima volta a Parigi restai folgorato dal suo gusto, dal suo modo di pensare e dalla sua visione della professione e intuì subito il suo grandissimo potenziale. David ha sempre messo la donna al centro, le sue creazioni erano capaci di trasformarla in un’icona di stile.Chi aveva l’onore di indossarle era catapultata nel futuro con una personalità nuova e di rottura con gli schemi del passato.

Ci sono delle immagini che hanno letteralmente fatto il giro del mondo proprio per questo:

Perché tanti anni fa scelse di lavorare proprio con un parrucchiere francese e non cercò altri in Europa?

Prima di conoscere David avevo lavorato con Sassoon. L’Accademia di Londra lavorava su un piano bidimensionale, compatto: le acconciature erano geometria pura in stile British. David veniva da un paese latino: la sua tecnologia di hairstyle si sviluppava nello spazio, le sue acconciature erano vaporose e naturali e valorizzavano i lineamenti della donna tirando fuori il meglio da ogni volto.

Anche la sua concezione del salone di qualità andava oltre gli standard dell’epoca. Per trasmettere le sue tecniche d’acconciatura aveva ideato il sistema delle videocassette che riproducevano le varie fasi della creazione di una pettinatura. Aveva scelto questo metodo video perché annullava il condizionamento emotivo: riteneva che la ripresa con la fotocamera conferisse maggior obiettività ai suoi insegnamenti. Per David anche l’aspetto pedagogico aveva un grande valore.

Tanti giovani acconciatori oggi non immaginano che alla base dei tagli scalati e del concetto di moda capelli che vivono in salone ogni giorno c’è la sua firma.

C’è chi dice che fu lei a convincere Jean Louis David a fare un salto di qualità. Cosa successe dopo il vostro primo incontro a Parigi?

Nel 1971 ho ottenuto il nostro primo incontro di affari.

Ma ci misi ben cinque o sei anni a convincerlo ad ampliare gli orizzonti:

quello che stava facendo con le videocassette era un lavoro eccellente, ma si poteva fare molto di più.

Aprimmo la nostra prima Accademia a Parigi nel 1978.

Da qui ebbe inizio la fantastica avventura

che oggi conoscete.

Avventura che continua tutt’oggi.


Come è nata la coiffure democratica?

Con la stessa marca, le stesse immagini, lo stesso arredo e lo stesso stile dovevamo conquistare tutta la clientela, senza limiti, puntando sulla commercialità. Questo era un concetto democratico!

E così creammo il “Quick Service”: il salone con i prezzi competitivi scritti in grande sulle vetrine. Ne aprimmo uno alla periferia di Parigi: fu un successo enorme perché avevamo imparato ad adattarci a tutte le borse.

Poi ragionammo sui quartieri prestigiosi delle grandi città con la formula “Tradition”.Più tardi arrivò il “Mister Shop”, il salone dedicato solo all’uomo. Fu un altro bersaglio centrato. Il “Just a cut”, il salone esclusivamente dedicato ai servizi veloci di taglio e piega a un prezzo conveniente, sancì definitivamente la nascita di quella che oggi chiamiamo la “coiffure democratica”.

Cosa devono a Jean Louis David i parrucchieri italiani?

Sicuramente la tecnica di fabbricazione dell’acconciatura:Un processo che attraverso il giusto procedimento anticipa i tempi ed è facilmente trasmissibile.

La moda passa, non bisogna fossilizzarsi su un taglio di successo o una acconciatura ben riuscita, ma continuare a sperimentare con umiltà e con metodo per essere moderni ed evolutivi.

Mai sentirsi arrivati, il futuro si costruisce ogni giorno con la passione, il metodo e la determinazione.

Questa è la sua più grande eredità.

RICEVUTE FISCALI ADDIO !

SEI INFORMATO SUI NUOVI OBBLIGHI IN MATERIALE FISCALE IN SALONE?

SEI PRONTO AD ADEGUARTI ALLE NUOVE NORMATIVE?

HAI UNA STAMPANTE FISCALE?

SE NON CE L’HAI, PER LEGGE DEVI COMPRARNE UNA ENTRO IL 1 GENNAIO 2020

La legge prevede che entro il 1 GENNAIO 2020 tutti gli esercizi commerciali, compresi i saloni di acconciatura, debbano dotarsi di una stampante fiscale.

COS’È LA STAMPANTE FISCALE?

È UNA STAMPANTE CHE EMETTE UNO SCONTRINO E CHE È DIRETTAMENTE COLLEGATA ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE.

COSA CAMBIA?

  • DAL 1 GENNAIO 2020 VERRANNO ABOLITE LE RICEVUTE FISCALI.
  • IL VECCHIO REGISTRATORE DI CASSA CHE EMETTEVA LO SCONTRINO NON SARÀ PIÙ LEGALE E ANDRÀ SOSTITUITO CON UN NUOVO REGISTRATORE AGGIORNATO, DIRETTAMENTE COLLEGATO ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE.

COME FUNZIONERÀ?

IL NUOVO REGISTRATORE DI CASSA TELEMATICO EMETTERÀ GLI SCONTRINI E INVIERÀ OGNI GIORNO I DATI DELLA CHIUSURA SERALE ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE.

IL PARRUCCHIERE POTRÀ FATTURARE DIRETTAMENTE DAL COMPUTER CHE SARÀ COLLEGATO AL REGISTRATORE DI CASSA/STAMPANTE FISCALE.

QUANTO COSTA

LA NUOVA STAMPANTE FISCALE COSTA DAI 700 EURO IN SU

ALTRI 150 EURO VANNO SPESI PER IL SOFTWARE CHE FA FUNZIONARE LA STAMPANTE E L’INSTALLATORE.

ALTRI 100 EURO PER IL TECNICO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE CHE VERRÀ A VERIFICARE IL CORRETTO FUNZIONAMENTO DELLA STAMPANTE FISCALE DOPO 1 ANNO, IN SEGUITO OGNI 2 ANNI.

LA SOLUZIONE EXAGON “CHIAVI IN MANO” A 49 EURO AL MESE

EXAGON TI FORNISCE LA STAMPANTE FISCALE, IL SOFTWARE E L’INSTALLATORE RATEIZZANDO IL TUO INVESTIMENTO:

SOLO 49 EURO AL MESE.

SARÀ EXAGON A MANDARE NEL TUO SALONE IL TECNICO DELL’AGENZIA DELL’ENTRATE AL COSTO DI 100 EURO,

ASSICURANDOSI CHE TU NON ABBIA ALCUN PROBLEMA A ESSERE SEMPRE IN REGOLA.